domenica 13 dicembre 2009


"nell'ultimo quinquennio della sua vita, circa dal 1959 al 1964, sembrò che la pittura di Morandi fosse cambiata o in procinto di cambiare: improvvisamente, né solo nel veloce trattamento degli acquerelli, il pennello di Morandi segnava larghi strisci, senza unificarli, e non rapportava a una distanza ravvicinata gli oggetti, fossero sulla tavola o entro un paesaggio. Mi ricordo che molti [...] rimanevano interdetti: ma quei quadri non erano finiti… perché Morandi non li firmava? Perché invece erano finitissimi, nel senso che la freschissima immagine era fissata come un fiore con la rugiada […]La sua visione non era cambiata, ma l’apparizione dell’immagine era divenuta ancora più istantanea, vivida: l’attimo fuggente. E su quell’attimo fuggente si spense. […] La sicurezza di quelle straordinarie pennellate, così straordinarie come quelle di Velázquez (che, da vicino, non si vede niente) assicura, se mai si potesse revocare in dubbio, che le doti di pittore di Morandi arrivarono fino alla pittura più pittura, fatta di tocco, di pennellate di striscio, senza che si perdesse una stilla di quella meravigliosa sostanza cromatica, che era spazio luce e colore allo stato fluido come un profumo o un liquido etereo"
Cat. cit., Madrid-Barcellona, 1984-1985, p. 24.

Nessun commento:

Posta un commento