venerdì 27 novembre 2009

Il periodo metafisico

Natura morta, 1918
Olio su tela, 80x65 cm.
Firmato e datato in basso a
sinistra “Morandi 1918”.
Roma, Galleria Nazionale
d’Arte Moderna e
Contemporanea.




“… periodo che pochi anni dopo segue a questi primi paesaggi e che anche per Morandi passa per Metafisico, per quanto fermamente distinti da De Chirico e da Carrà.Per lui il transito dai paesaggi alle nature morte era aperto infatti per disposto naturale: una scelta così stringata, un’elezione così ridotta e quasi critica, lenta tenace e dolorosa come un’introspezione, esigeva più che una cernita sul posto, un concentramento di sparsi motivi, una preordinata architettura. NASCEVA L’OGGETTO. Ma l’oggetto, lungi dal divenire enigmatico, o valere come componente astratta di una sciarada figurata, lasciava ancora percepire l’effrazione dal contesto naturale a cui appartiene, pur nel momento che, per la presentazione spoglia e irrelativa, si scolpa da qualsiasi ombra di intimismo borghese...non vi è neppure ricerca o ironia di un ordine naturale diverso, nato come dall’accozzo di forme astratte, in una collusione stranamente vitale: come spesso è in De Chirico e in Carrà […]. Ma in Morandi che assume il cilindro, l’ovoide, la sfera, le sagome da disegno e le riquadrature delle porte, come momentanei condensatori del suo potenziale interno, sicchè sembrano rappresentare un fortuito incontro, […] la costruzione di uno spazio omogeneo non è turbata […] Lo spazio di queste nature morte non è meno costruito mentalmente che in Paolo Uccello, ma la rigorosa concezione logica, che vi presiede, non rimane un’intelaiatura astratta; [...] Vi si riconosce il momento, lucido fino all’esasperazione, in cui l’intenzione plastica giunge a concretarsi…”

Cammino di Morandi 1939/41

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